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Gabicce Mare, 06 aprile 2020

Cari alunni dell’I.C. “G. Lanfranco”,

di nuovo sento la necessità di scrivervi, perché se fossimo in un periodo di regolare frequenza scolastica, questi sarebbero i giorni in cui verrei a trovarvi nelle classi prima del periodo delle festività pasquali.

Come al solito mi sarei fermata più o meno tempo con voi in base all'insegnante che avrei trovato: quando mi imbatto nel docente che ci tiene a farvi fare bella figura, mi trattengo sempre di più.

Di certo ci saremmo detti che le feste sono belle perché finalmente si sta in famiglia tutti insieme, si vedono anche cugini e nonni, alcuni avrebbero seguito i riti della Settimana Santa, altri invece avrebbero viaggiato per raggiungere parenti o mete turistiche.

Quanto sembrano “strani” questi discorsi oggi, vero? Credo che l’unica cosa che per fortuna non cambierà è che possiamo consumare le pietanze della tradizione.

Questa per tutti sarà una Pasqua diversa, anche per me che sarò lontana da casa, non certo per scelta.

Noi tutti aspettiamo ogni giorno l’aggiornamento dei numeri del contagio sperando che il responso incoraggi i nostri sacrifici. In parte qualche risultato positivo si vede, ma avendo la malattia un decorso molto lungo, dobbiamo continuare ad adottare atteggiamenti prudenti.

Certo che se qualche lento spiraglio si intravede è perché noi nel complesso ci stiamo comportando bene, rispettando le regole. Gli Italiani non riscuotono mai di una grande considerazione all'estero, passiamo per essere sempre un po’ faciloni, magari è una nomea che ci meritiamo, ma quando ci impegniamo…ecco che le cose ci riescono meglio che agli altri. Proprio in questi giorni ascoltavo che i nostri dati erano seguiti con molto interesse da altri Paesi in quanto ritenuti più attendibili.

E poi quello che ancora fa piacere è che non ci tiriamo mai indietro se dobbiamo esprimere solidarietà e siamo sempre pronti ad aderire a campagne di beneficenza.

Indubbiamente una delle domande che ci poniamo è perché sia successo tutto questo, anche per prevenire eventuali pericoli simili futuri: ad oggi sappiamo che è un virus che ha fatto il salto di specie dal pipistrello all'essere umano.

Se è così, dobbiamo chiederci quanto siamo responsabili.

L’essere umano ha la presunzione di essere la specie più intelligente ad abitare il pianeta Terra: sa scrivere, sa leggere, può parlare più lingue, sa suonare, può contattare e colloquiare con persone lontanissime, percorrere tantissimi chilometri in poco tempo e soprattutto ha la possibilità di acquistare perché maneggia denaro che può spendere.

Ma fa parte di un ecosistema ed è la specie che maggiormente lo sfrutta.

Allora forse l’essere umano non mostra grande intelligenza e lungimiranza perché fatica a comprendere che se continua ad avere atteggiamenti che inseguono le prosperità del momento, la natura si ribella e presenta il suo conto.

Noi adulti non siamo stati per voi ragazzi un grande esempio, le tematiche ecologiche non andrebbero affrontate solo nei periodi in cui sono in voga, ma gli atteggiamenti virtuosi dovrebbero essere quotidiani, anche se questo comportasse quella privazione del superfluo a cui pare difficile rinunciare.
Auspico che le nuove generazioni di cui voi fate parte, possano essere più sagge e responsabili di coloro che le hanno precedute.

Spesso mi capita di fantasticare e mi chiedo chissà cosa pensano di noi le specie animali come ad esempio i volatili che non ci vedono più circolare, chissà quali sono le supposizioni che fanno su di noi. Sarebbe interessante che qualcuno di voi facesse qualche ipotesi in merito.

E poi penso che la fregatura per noi è la dimensione del nostro nemico: siamo abituati a vivere come pericolose, entità grandi e feroci e allora siamo abituati a proteggerci coi muri delle nostre abitazioni, con i cancelli e alcuni hanno anche le armi.

Ma da un virus come ci difendiamo? È talmente piccolo, ma talmente piccolo che ci vorrebbero degli occhiali da supereroi!

Che bello se esistessero, potremmo indossare gli occhiali e riconoscerlo se fosse presente nelle nostre vicinanze, ma purtroppo non è così e quindi ci dobbiamo tenere a distanza anche da persone che stanno bene e continuiamo ad igienizzare superfici che magari non ne hanno bisogno.

Sì, dobbiamo giocare a nascondino col virus e nasconderci bene per vincere, perché lui è furbo, infatti non possiamo avvicinarci neanche a quelli che apparentemente stanno bene perché potrebbero essere “asintomatici”. Questa è una parola che la maggior parte di voi ha appreso in questo periodo e vi sarà stato spiegato che nella nostra lingua, che discende anche dal greco antico, in alcune parole che iniziano con la lettera a, questa significa mancanza (alfa privativo) e dunque asintomatico significa che l’individuo non presenta sintomi rilevanti.

E poi… se avessimo gli occhiali da supereroi, si sarebbero contagiate proprio poche persone, solo quelle distratte, e tutti i nostri ospedali non sarebbero tanto in difficoltà.

Certo stiamo vivendo giorni che da qui a poco faranno parte delle pagine dei libri di storia anche perché legati all'epidemia ci sono gravi problemi economici di cui l’Europa è chiamata a rispondere e dalle scelte che adotterà, dipenderà anche il suo futuro.

Se fossi passata nelle classi avrei fatto gli auguri per una Santa Pasqua a voi e alle vostre famiglie e avrei aggiunto che auguravo serenità a tutti coloro che appartengono ad altra religione.

Ecco, per iscritto vi auguro le stesse cose ma auguro a tutti noi di poterci rivedere tra i banchi di scuola quanto prima. Lo spero soprattutto per tutti gli alunni che sono alla fine di un ciclo come i cinque anni, la quinta primaria, la terza secondaria: non ci si può lasciare senza salutare i propri insegnanti. Ad ogni modo anche nella peggiore delle ipotesi, qualcosa sempre ci inventeremo, anche ai primi di settembre.

Approfitto di questa lettera per salutare i vostri genitori: in tanti mi hanno ringraziato per quella precedente e per l’iniziativa dei tablet. Sono io che li ringrazio, perché i pensieri che loro mi rivolgono, mi confortano e aggiungo che agisco secondo quello che reputo essere il mio dovere.

In particolare esprimo un sentimento di vicinanza a coloro che stanno risentendo anche economicamente di questa crisi e ai genitori dei figli con abilità speciali: so bene quanto la scuola funzionante sia di conforto e di supporto, purtroppo dobbiamo aspettare che il peggio passi.

Concludo con un arrivederci a presto nella speranza che sia di buon auspicio.

La vostra preside

Valeria Leonessa